«Unione gattara» in scena. I mici danno spettacolo

Scritto il 07/09/2025
da Gioia Locati

Al festival «Immersioni» un’assemblea sui 40mila felini e le 1.500 colonie che abitano la città

La città dei gatti è a Milano e sono 40mila i felini che la abitano. Non li vediamo perché non ci facciamo caso e non sappiamo dove cercarli. Tanti sono registrati all’anagrafe e distribuiti in 1.500 colonie ma i numeri reali sono più alti, si pensa addirittura il doppio. Vivono grazie ai volontari che se ne occupano, i gattari, ben lontani dallo stereotipo cui siamo stati abituati. Al posto delle signore anziane e sole (ma ci sono anche loro) scopriamo giovani professionisti che controllano i punti pappa attraverso l’app e utilizzano dispositivi di sorveglianza per raccontarci che al Bosco in Città, la notte, i mici condividono il territorio nientemeno che con le volpi.
Ora il Piccolo Teatro Grassi offrirà loro un palco. Per due sere, il 10 e il 13, alle 21.30. Lo spettacolo, dal titolo Unione gattara milanese, un’assemblea straordinaria, ideato e curato da Edoardo Mozzanega e Chiara Prodi, fa parte del Festival Immersioni, progetto dedicato allo spirito dei quartieri.
In teatro, dunque. Per accendere i riflettori su una porzione di città invisibile che rischia di scomparire - proprio come nelle favole - per colpa delle ruspe. Con la differenza che non c’è nulla di inventato perché a Milano i cantieri spuntano come funghi dopo la pioggia e i programmi di riqualificazione urbana fanno terra bruciata delle colonie di gatti.
In via Rovello non andrà in scena solo uno spettacolo – anche se le gattare hanno fatto le prove di canto – ma una presa di coscienza, un invito a rallentare e a guardare in basso per vedere le condizioni dei randagi dei grandi centri: c’è una vita che chiede attenzione, rispetto e amore anche tra i marciapiedi e i binari, oppure nei cortili nascosti o tra le lapidi del Monumentale.
Com’è nato il progetto? «Avevamo perso la nostra gattina, raccolta moribonda mesi prima su un’autostrada croata – ha raccontato Mozzanega – e quando ci siamo messi a cercarla abbiamo scoperto una Milano nascosta. Fatta di gattari e di cerca-gatti specializzati, persone che sanno come si muove un felino impaurito. Ed è stato in quei momenti che ho preso coscienza che Milano è una città piena di gatti e ho iniziato a vederli anche nella mia zona».
Le colonie registrate ricevono periodicamente croccantini e scatolette dal Comune ma non tutti sanno che sotto il tetto della Galleria Vittorio Emanuele viveva un gruppo di felini Bombay, dal manto nero e che ad occuparsene per anni sono stati gli impiegati comunali. Gli ultimi erano nati con sole tre zampine a causa di una malformazione genetica.
Quando Palazzo Marino decise di affidare gli spazi ai privati, dopo i lavori sul tetto e l’installazione degli impianti di condizionamento, molti esemplari sparirono. Una volontaria riuscì a salvare l’ultimo con tre zampine. Poi, sorpresa, «grazie agli scatti notturni delle fototrappole a infrarossi abbiamo individuato ancora tre Bombay dal pelo nero: sono come gli ultimi dei Moicani, la loro è una storia di resistenza» ha descritto l’autore.
La colonia più famosa e Instagrammata? Quella del cimitero Monumentale.
I gattari, che sono almeno 8 per una ventina di felini, postano foto in posa fra le celebri statue del cimitero. I vialetti fra le tombe, senza auto, gli alberi e i cespugli come nascondigli fanno del Monumentale l’oasi ideale, non fosse per i piccioni che si contendono il cibo o per lo sciame di turisti che disturba i loro sonni.
Assai meno poetica la colonia di via Bonfadini, accanto all’Ortomercato. «Quando i rom lasciano i campi sono soliti abbandonare gatti e galline – ha riferito il regista – L’area è sottosopra per via dei lavori di Sogemi ma due infaticabili gattare di 84 anni seguono gli animali tutti i giorni, anche con 40 gradi».
Sul palco si presenteranno anche Sebastiano, l’imprenditore informatico che sfama la colonia del Castello alle 5 del mattino e Franco, il gattaro digitale che gestisce piattaforme online e riesce a riprendere la vita notturna al Bosco in città.
«L’intento dello spettacolo è quello di dar voce a una città inter specie, con umani e gatti che collaborano per un fine comune. Ci sarà un momento politico: un’assemblea che tratterà delle trasformazioni della città e proporrà mozioni che poi il pubblico in sala voterà. E ci sarà un finale di fantasia, con rimandi esoterici. Come quello che vuole che ogni gatto sia portatore di un messaggio». Quale segnale mandano i gatti ai milanesi?